http://www.black-lips.com/
Arabia mountain, ecco servito il disco dell'estate.
Bastano giusto quelle 2-3 parole, poi è il caso di premere il pulsante PLAY.
Ok, sono di parte, ma non ci sono dubbi che i Black Lips abbiano fatto centro.
Cosa è successo?
Semplice, i ragazzi americani sono cresciuti, ma non hanno perso niente del loro stile.
Il flower-punk come amano definirlo.
Melodie semplici ed immediate, non fanno rimpiangere il sound low-fi dei vecchi lavori.
Sono i 60s il filo conduttore di un album dal suono vintage, ma attuale come non mai.
Strepitosi i singoli "Modern Art" e "Go out and get it", pezzi da mandare in loop nello stereo della macchina, con i finestrini giù.
Ci sono tutti: Beatles in "Bicentennial man", Clash in "Bone marrow" o anche i Ramones in "New direction".
Surf, garage, punk, tutto miscelato in un risultato pop, ok, ma alla Black Lips.
Un album divertente e imprevedibile, dai suoni talvolta psichedelici e "imbriachi".
Il video di "Get out and get it" ne è la perfetta sintesi.
Hanno scelto di mettere la testa a posto ma il rischio corso è stato ampiamente ripagato.
40 minuti che lasciano il segno: antidepressivo, provare per credere.
Fresh!
|Spunti musicali - Le verità assolute non esistono, c'è chi usa gli orecchi per sentire e chi per ascoltare - Spunti di vita|
lunedì 20 giugno 2011
martedì 7 giugno 2011
Fleet Foxes - Helplessness Blues
http://fleetfoxes.com/home.php
Dopo il primo folgorante album omonimo del 2008, le aspettative dei fan possono considerarsi più che soddisfatte.
I ragazzi di Seattle hanno fatto tendenza, costituendo sicuramente una forte spinta al filone indie-folk in particolare modo negli Stati Uniti.
Questo "blues della vulnerabilità" rappresenta un lavoro cosciente che sembra staccarsi dal normale scorrere del tempo e assumere un aspetto ancora più etereo del primo lavoro.
Dodici canzoni piene di musica luminosa, dove le chitarre incantano e fanno riflettere.
In particolare la variegata presenza di strumenti fa vivere un tono epico; un album da ascoltare in due: noi e noi stessi.
E' proprio in brani scarni come "Sim sala bim" e "Blue spotted tail" che si percepisce l'essenza di questa band.
"Bedouin dress" e "Lorelai" dimostrano questo passaggio da un carattere solare, tipico nel primo album, a una percezione più "seria" e ricca di contaminazioni, pur sempre in assenza di indicazioni spazio-temporali.
Un flusso di circa cinquanta minuti incantati, da ascoltare tutto d'un fiato.
Solenni e assorti, ma anche delicati i Foxes evocano ancora un mondo ultraterreno, sembrano voler mantenere quella loro caratteristica riservatezza.
Quasi a non volersi "offrire" troppo al mercato musicale, rimanendo sempre schivi e ancorati al loro bosco magico.
Il fatto è che ormai si sono fatti conoscere e in molti si sono accorti della loro presenza.
L'incuranza di dove gira la musica e l'ambizione di portare avanti una propria ispirazione stilistica è proprio quello che rende speciale questo gruppo.
Un super-disco cotton fioc. Ripulisce e rigenera.
Bene: un paio di cuffie, un letto, una camera possibilmente senza soffitto e a farvi volare verso le stelle ci penseranno loro.
Certe volte si può urlare più forte, parlando sottovoce. Chiedetelo alle volpi.
Dopo il primo folgorante album omonimo del 2008, le aspettative dei fan possono considerarsi più che soddisfatte.
I ragazzi di Seattle hanno fatto tendenza, costituendo sicuramente una forte spinta al filone indie-folk in particolare modo negli Stati Uniti.
Questo "blues della vulnerabilità" rappresenta un lavoro cosciente che sembra staccarsi dal normale scorrere del tempo e assumere un aspetto ancora più etereo del primo lavoro.
Dodici canzoni piene di musica luminosa, dove le chitarre incantano e fanno riflettere.
In particolare la variegata presenza di strumenti fa vivere un tono epico; un album da ascoltare in due: noi e noi stessi.
E' proprio in brani scarni come "Sim sala bim" e "Blue spotted tail" che si percepisce l'essenza di questa band.
"Bedouin dress" e "Lorelai" dimostrano questo passaggio da un carattere solare, tipico nel primo album, a una percezione più "seria" e ricca di contaminazioni, pur sempre in assenza di indicazioni spazio-temporali.
Un flusso di circa cinquanta minuti incantati, da ascoltare tutto d'un fiato.
Solenni e assorti, ma anche delicati i Foxes evocano ancora un mondo ultraterreno, sembrano voler mantenere quella loro caratteristica riservatezza.
Quasi a non volersi "offrire" troppo al mercato musicale, rimanendo sempre schivi e ancorati al loro bosco magico.
Il fatto è che ormai si sono fatti conoscere e in molti si sono accorti della loro presenza.
L'incuranza di dove gira la musica e l'ambizione di portare avanti una propria ispirazione stilistica è proprio quello che rende speciale questo gruppo.
Un super-disco cotton fioc. Ripulisce e rigenera.
Bene: un paio di cuffie, un letto, una camera possibilmente senza soffitto e a farvi volare verso le stelle ci penseranno loro.
Certe volte si può urlare più forte, parlando sottovoce. Chiedetelo alle volpi.
giovedì 2 giugno 2011
Friendly Fires - Pala
http://www.wearefriendlyfires.com/
Rieccoci in Inghilterra.
Il secondo lavoro dei Friendly Fires suscitava curiosità e interesse almeno per me.
Certo, dal 2008, ne è passata di acqua sotto i ponti.
Ed era quasi scontato come fosse necessario smarcarsi da quella, ormai desueta, corrente elettro-pop.
Era stata infatti un'azzeccata miscela di funk, elettronica e indie-pop la mossa vincente del primo album.
Ingredienti che non scompaiono del tutto nel nuovo lavoro.
Questi ragazzi hanno però una dote che non è poi così scontata: il buon gusto.
Grazie a questo riescono a dare anche stavolta un'impronta per niente banale ai brani presenti nell'album.
Un lavoro malleabile, caratterizzato da sonorità perfette per questa estate ormai alle porte.
Ne è un esempio lampante la "Running away", come anche le più che apprezzabili "Hawaiian air" e "Show me the lights".
Atmosfere anni '80, sinth e sonorità da anni 2000 completano il panorama sonoro di quest'album che si lascia ascoltare volentieri.
Da serate danzereccie senza mai tralasciare il funk e il groove.
Niente di così innovativo, non c'è dubbio, ma sicuramente un buon cocktail musicale divertente e creativo.
Perfetto per essere gustato "adesso", magari lungo il bordo di una bella piscina.
"Adesso", perché in questi tempi "trita-tutto" resistere per diversi mesi è un'impresa quasi impossibile.
Due buoni album per questa band che non entrerà nell'olimpo della musica, ma che dimostra di saperci fare e soprattutto di sapere cosa fare.
Buon ascolto.
Rieccoci in Inghilterra.
Il secondo lavoro dei Friendly Fires suscitava curiosità e interesse almeno per me.
Certo, dal 2008, ne è passata di acqua sotto i ponti.
Ed era quasi scontato come fosse necessario smarcarsi da quella, ormai desueta, corrente elettro-pop.
Era stata infatti un'azzeccata miscela di funk, elettronica e indie-pop la mossa vincente del primo album.
Ingredienti che non scompaiono del tutto nel nuovo lavoro.
Questi ragazzi hanno però una dote che non è poi così scontata: il buon gusto.
Grazie a questo riescono a dare anche stavolta un'impronta per niente banale ai brani presenti nell'album.
Un lavoro malleabile, caratterizzato da sonorità perfette per questa estate ormai alle porte.
Ne è un esempio lampante la "Running away", come anche le più che apprezzabili "Hawaiian air" e "Show me the lights".
Atmosfere anni '80, sinth e sonorità da anni 2000 completano il panorama sonoro di quest'album che si lascia ascoltare volentieri.
Da serate danzereccie senza mai tralasciare il funk e il groove.
Niente di così innovativo, non c'è dubbio, ma sicuramente un buon cocktail musicale divertente e creativo.
Perfetto per essere gustato "adesso", magari lungo il bordo di una bella piscina.
"Adesso", perché in questi tempi "trita-tutto" resistere per diversi mesi è un'impresa quasi impossibile.
Due buoni album per questa band che non entrerà nell'olimpo della musica, ma che dimostra di saperci fare e soprattutto di sapere cosa fare.
Buon ascolto.
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