lunedì 4 luglio 2011

Battles - Gloss Drop

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Disordine apparente.
Questo è quello che emerge dal nuovo lavoro di questa band.
Dopo il successone del loro primo album ("Mirrored"), troviamo 13 tracce che racchiudono in sé una grande cura dei dettagli e un risultato finale di grande qualità.
Di nuovo c'è l'abbandono di Tyondai Braxton e dei suoi "particolari" interventi vocali.
Ma a sopperire a tale assenza ci sono un po' di ospiti che riescono nell'intento di conferire ai brani una buona profondità.
Per un risultato che, anche quando i toni si fanno più cupi, è certamente vitale e colorato.
L'origine altamente cerebrale della musica e la predisposizione estrema per la sperimentazione sono note identificative di questa band che infatti sorreggono l'intero album.
Tuttavia i ragazzi riescono a conferire alla loro musica una rinnovata leggerezza e anche un'energia che certamente finisce per coinvolgere l'ascoltatore.
Il caos creativo si contrappone alla maniacale accuratezza dei suoni ricercati.
Saltano subito all'orecchio il singolo "Ice cream" e "Inchworm" dalle percussioni incalzanti.
"Domenican fade" evoca momenti tribali ed è caratterizzata da un finale compulsivo di straordinaria intensità.
"Wall street" velocissimo brano sorprendente e su di giri.
Rispetto al primo lavoro, questo forse dimostra una maggiore fruibilità, un maggior raggio di utenza, anche se secondo me, rimane un album apprezzabile da un pubblico un minimo interessato.
Infatti va digerito un po' alla volta, perché la caratteristica principale dei Battles è proprio il non-genere.
Generi e stili musicali mischiati con sapiente conoscenza.
Tutto è la cosa giusta al momento giusto, ma con un pizzico di follia.
Concetti contrastanti ma se ci pensiamo bene, neppure così distanti.
La "spinta musicale" è notevole.
Ci si può innamorare perdutamente come buttare l'album in un cassetto.
Il rischio è alto ma vale la pena correrlo.