lunedì 26 settembre 2011

The Rapture - In the grace of your love

http://www.therapturemusic.com/home/

Eccolo, "In the grace of your love" un album rock-dance sincero, a tratti quasi inaspettato.
Dopo lo scoppiettante esordio di "Echoes" (era addirittura il 2003!) ne è passata di acqua sotto i ponti.
E sotto i ponti è scivolato anche lo sfortunato seguito "Pieces of the people we love".
Il produttore Philippe Zdar (Cassius) ci mette del suo e il risultato fa strizzare l'occhio.
L'album parte subito con convinzione ed entusiasmo travolgente in "Sail away" primo brano del disco.
E' un 4/4 quasi discotecaro che unisce i vari pezzi, tuttavia si mantiene sempre un certo senso del gusto.
Una verve rock solida e costante. "Come back to me" ha quel tocco folk che conquista e fa ballare.
"How deep is your love?" rappresenta forse la perfetta "copertina" dell'album.
Venature addirittura soul per la chiusura "It takes time to be a man".
La bravura dei Rapture sta tutta qui: avere stupito un pubblico, che da loro non si aspettava ormai niente.
In realtà il disco nella sua semplicità e assenza di pressioni, rappresenta un buon risultato.
Sonorità funk, elettroniche, soul che fanno ballare, sempre con un certo stile.
I Rapture non metteranno mai tutti d'accordo e qualcuno storcerà il naso.
Sono uno di quei gruppi che per molti non rappresentano un granché, ma per quanto mi riguarda sono disposto a dare loro più di una chance nel mio ipod.
A voi il giudizio.

lunedì 19 settembre 2011

Washed Out - Within and without

http://www.myspace.com/thebabeinthewoods

Atmosfere eteree, poche sicurezze, anzi nessuna.
Ma tanta voglia di stare bene, di apprezzare la semplicità di un mare piatto e una spiaggia deserta.
Girava già da un po' nell'ipod, infatti questo lavoro è uscito qualche mese fa: una ideale colonna sonora per i momenti di relax.
Atmosfere che ti spediscono lontano, in una grande onda interminabile, come nel caso di "Soft".
In "Amor fati" c'è il mattino in spiaggia con quella leggera brezzolina. Ma anche "Before" e "Far away" ti rispediscono lì, sotto l'ombrellone a prenderti il tuo tempo. "Whitin and without" ti porta di notte su un pontile, mentre da lontano sbrilluccicano le luci delle barche.
Un obiettivo sbiadito che fissa il mare durante un nostalgico tramonto.
Poche parole e un'infinità di emozioni, è questo che caratterizza l'album "Within and without".
Da ascoltare nel posto giusto, al momento giusto, con la persona giusta: con sé stessi.
Nel voler aggrapparsi ad un'estate che ormai è andata negli archivi, non resta che tuffarsi a capo fitto premendo il tasto PLAY.

martedì 13 settembre 2011

The Horrors - Skying

http://www.thehorrors.co.uk/

Terzo disco per gli Horrors anche se a dire il vero non mi ero mai avvicinato troppo ai precedenti lavori.
Spinto dalle ottime voci in circolazione alcuni mesi fa, ho deciso di buttarci un orecchio.
Ecco, non ne parlerei neppure, se non fossi rimasto assolutamente colpito dai loro brani.
Un disco sognante, etereo.
Un'elevata qualità sonora spinge verso atmosfere piene con una malinconia di sottofondo che li caratterizza e li distingue.
C'è ottimo gusto e conoscenza musicale da parte della band, che richiama con abilità sensazioni shoegaze e wave anni Ottanta.
E' un disco che ti prende lentamente ma un po' di più ad ogni ascolto, fino a quando riesci davvero ad apprezzarne le potenzialità.
Da segnalare il singolo "Still life" perfetta copertina per l'album (da mettere in loop durante un viaggio che duri almeno alcune ore), "Endless blue" dove si uniscono delicatezza e rock forsennato, "Changing in the rain" che apre le danze, mettendo subito in chiaro che il loro, è un sound mai banale.
Un lavoro omogeneo spinto dai sintetizzatori ma che dimostra diverse caratteristiche in ogni brano.
Senza la ricerca di qualcosa che debba funzionare a tutti i costi, ma per la propria strada, per le proprie sensazioni.
Così come la musica dovrebbe sempre essere.
Un volo rilassato, quasi distaccato dalla spesso triste concretezza della vita quotidiana: ben venga.
Non è mai troppo tardi per ascoltarsi un piccolo gioiello.
Consiglio a tutti di fare come me: aprite bene le orecchie e inserite il cd nello stereo.


giovedì 1 settembre 2011

Beirut - The Rip Tide

http://beirutband.com/

Ecco, l'ideale sarebbe creare un vuoto spazio temporale che consentisse alle vacanze di prolungarsi per tutto l'anno. Dimenticando il tedio settembrino che nemmeno quintalate di "fichi" riescono ad addolcire.
Prendi i Beirut col loro album e inseriscili nel lettore, ecco prendere vita un mix di folk delle più disparate zone del mondo.
Dopo i due precedenti intensi lavori eccoli sfornare un altro gioiellino di suoni e contaminazioni.
Non si trova una vera e propria evoluzione stilistica, ma probabilmente è proprio il suo bello.
Dai Beirut ci si aspetta questo, l'aspetto orchestrale e la varietà di suoni che per un momento ti estraniano dal mondo sempre più tecnologico e impersonale.
Strumenti musicali che forse le nuove generazioni non conosceranno mai.
Coralità strumentale e senso di nostalgia coinvolgono l'ascoltatore che comunque sembra uscirne rasserenato, forse anestetizzato dalle melodie e dalla voce evocativa di Zach Condon.
Un album della giusta lunghezza, con i suoi 9 brani tra i quali "Vagabond" e "The Peacock" spiccano sicuramente. Come anche lo sprizzo di elettronica presente in "Santa Fe", omaggio alla loro città natale.
Un lavoro maturo per un ascolto che richiede quella giusta predisposizione, forse di chi, qualche anno sulle spalle se lo è già caricato.
The Rip Tide, un vortice continuo di luoghi, esperienze, sensazioni, che si accumulano, si evolvono in un viaggio che sembra non avere fine. In fondo non è sbagliato pensare che "la vera meta non è il punto di arrivo ma il viaggio stesso".
Buon ascolto.