giovedì 1 settembre 2011

Beirut - The Rip Tide

http://beirutband.com/

Ecco, l'ideale sarebbe creare un vuoto spazio temporale che consentisse alle vacanze di prolungarsi per tutto l'anno. Dimenticando il tedio settembrino che nemmeno quintalate di "fichi" riescono ad addolcire.
Prendi i Beirut col loro album e inseriscili nel lettore, ecco prendere vita un mix di folk delle più disparate zone del mondo.
Dopo i due precedenti intensi lavori eccoli sfornare un altro gioiellino di suoni e contaminazioni.
Non si trova una vera e propria evoluzione stilistica, ma probabilmente è proprio il suo bello.
Dai Beirut ci si aspetta questo, l'aspetto orchestrale e la varietà di suoni che per un momento ti estraniano dal mondo sempre più tecnologico e impersonale.
Strumenti musicali che forse le nuove generazioni non conosceranno mai.
Coralità strumentale e senso di nostalgia coinvolgono l'ascoltatore che comunque sembra uscirne rasserenato, forse anestetizzato dalle melodie e dalla voce evocativa di Zach Condon.
Un album della giusta lunghezza, con i suoi 9 brani tra i quali "Vagabond" e "The Peacock" spiccano sicuramente. Come anche lo sprizzo di elettronica presente in "Santa Fe", omaggio alla loro città natale.
Un lavoro maturo per un ascolto che richiede quella giusta predisposizione, forse di chi, qualche anno sulle spalle se lo è già caricato.
The Rip Tide, un vortice continuo di luoghi, esperienze, sensazioni, che si accumulano, si evolvono in un viaggio che sembra non avere fine. In fondo non è sbagliato pensare che "la vera meta non è il punto di arrivo ma il viaggio stesso".
Buon ascolto.


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