lunedì 28 novembre 2011

Apparat - The Devil's Walk

http://www.apparat.net/

Pillole (della felicità?).
Si è certamente consumato nel lettore cd della mia macchina.
The Devil's Walk più che una camminata è un viaggio.
Attraverso dimensioni parallele che sfiorano il confine con la realtà per poi tornare eteree e distanti.
Il "berlinese" ti prende per mano e conduce in un'atmosfera ricca di malinconia, eleganza, ricercatezza.
Un lavoro che fa discutere e storcere il naso a molti, ma che personalmente ho trovato davvero interessante.
Ecco perché la cosa più importante da fare è ascoltare.
Poi potrete decidere se amarlo o odiarlo, in questo caso le vie di mezzo non sono contemplate.

lunedì 14 novembre 2011

A Classic Education - Call It Blazing

http://www.aclassiceducation.com/

Veramente un bel debutto per la band bolognese e un po' canadese.
Il lavoro arriva dopo una grandissima serie di concerti in giro per il mondo a confrontarsi con grandi band come Real Estate, British Sea Power e Arcade Fire, tanto per citarne alcuni.
Un lavoro lungo e allo stesso tempo ben pensato e curato, tanto da raccogliere molti consensi a livello internazionale.
Un gruppo che pensa in grande e cerca il lancio ad alti livelli, con tutte le difficoltà del caso.
Dodici tracce di grande intensità che racchiudono atmosfere ricche di dettagli.
Un album rock con forti radici sixties che è il risultato di un grande lavoro intenso e ricercato.
La delicatezza sognante di "Gone to sea", il sound minimale di "Billy's Gang Dream", i sinuosi giri di basso in "I Lost Time" e la malinconia di "Terrible day": tutto questo è Call It Blazing.
Qualità ed eleganza, ma senza strafare, sembrano le caratteristiche delle 12 tracce.
Le calde sonorità del sestetto avvolgono l'ascoltatore lasciandolo con un sapore vintage.
Si ha l'impressione di trovarsi di fronte a qualcosa che viene dal passato, molto diverso dalle tendenze musicali del momento.
Essere essenziali come in questo caso, può essere davvero un valore aggiunto.
La "fuga" di questi ragazzi è appena iniziata ma sicuramente sono partiti col piede giusto.
Buon ascolto.





venerdì 4 novembre 2011

Justice - Audio, video, disco

http://www.myspace.com/etjusticepourtous

Potremmo definirlo "il controverso caso Justice".
Correva l'anno 2007 e usciva “†”.
Una "croce" che proiettò immediatamente il duo francese ai massimi livelli del french-touch.
Un grande successo che li ha visti protagonisti di tantissime date e festival riscuotendo un consenso veramente notevole.
Ci sono voluti quattro anni per partorire qualcosa di nuovo, ma chi si aspettava un "†part2" rimarrà deluso, infatti le differenze sonore sono ben evidenti.
Audio, video, disco ha connotati molto più rock per certi tratti anche progressive che si rifanno agli anni 70.
Forse è proprio questa nuova scelta il punto di forza del lavoro che risulta veramente apprezzabile. 
Anche se a dirla tutta, esisteva già nell'essenza delle tracce del primo album, quell'anima rock, da pogo, che tuttavia rimaneva imbrigliata in aspetti più puramente electro-dance.
"Horsepower" è la cavalcata che apre l'album a colpi di chitarre e synths.
"Newlands" rappresenta sicuramente l'essenza rock dell'intero album.
"Civilization" e "Audio, video, disco" sono invece gli episodi più elettronici che ci riportano ai Justice del primo album. In particolare quest'ultimo è il più danzereccio, da dancefloor.
In "Canon" troviamo un super mix strumentale che raggiunge livelli di un certo spessore.
Un album dance-rock che fa ballare, a tratti sfacciato.
La “†” ha cambiato pelle, s'è tolta la corazza e ne è uscita la vera essenza.
Un lavoro coraggioso che si avvicina lodevolmente al rock ma potrebbe lasciare scontenti quella parte di fan più vicina alle piste da ballo.
Non sarà apprezzato da tutti, ma secondo me vale la pena di farlo girare un po' di volte, magari nel lettore stereo del proprio mezzo di locomozione.
Buon ascolto.



mercoledì 26 ottobre 2011

Real Estate - Days

http://www.myspace.com/realestate

I Real Estate esordiscono nel 2009 col disco omonimo che riesce ad ottenere numerosi elogi da critica e pubblico.
A distanza di due anni, arriva il secondo album della band che proviene dal New Jersey.
L'album include dieci tracce nelle quali, la prima cosa che salta agli orecchi, è la maggior cura e pulizia delle "atmosfere" rispetto al primo lavoro.
Questo è stato possibile grazie alle registrazioni curate da Kevin McHahon (tra gli altri Titus Andronicus e Walkmen).
Permane quel gradevole lo-fi come in passato, ma si ha l'impressione che la band abbia acquisito (e così è sicuramente) maggiore consapevolezza e fiducia nei propri mezzi.
Days risulta nel suo insieme un album completo, caldo e spesso caratterizzato da suoni vintage.
Tra le tracce: "It's real", primo singolo, dalle sonorità new wave che rappresenta un po' il brano simbolo.
"Easy" dalle venature nostalgiche ma allo stesso tempo rinfrescanti.
"All the same" riesce ad unire ricercatezza e orecchiabilità.
Uno dei punti di forza di questi ragazzi è la capacità evocativa che riescono ad esprimere per mezzo di una musica che più semplice non si può.
Days è un insieme di immagini perennemente in bilico tra la nostalgia e il sogno.
I Real Estate sono una band che sfugge alle definizioni.
Risulta difficile dare una descrizione precisa.
Quello che conta è quello che senti, quello che un disco ti fa provare dentro.
Un rilassante "momento" con i Real Estate può essere un raggio di sole in una tipica giornata di pioggia autunnale.

venerdì 14 ottobre 2011

M83 - Hurry Up, We're Dreaming

http://ilovem83.com/

M83 è un ragazzo di nome Anthony Gonzales, musicista francese, con la passione per l'elettronica e il dream-pop.
Il nuovo lavoro è un doppio album ma venduto al prezzo di un singolo.
Sonorità profonde e ricercate, fondate sullo showgaze e su sonorità anni 80.
Il progetto sembra infatti ripercorrere le "vicende" recenti o meno di una scena musicale che possiamo definire indipendente. La scena che ha caratterizzato buona parte del sound degli ultimi anni.
Una cavalcata nostalgica con suoni che assumono sfumature profonde, talvolta eteree.
"Midnight City" è quello che possiamo definire il singolone dell'album.
"Wait" una splendida ballata che incanta.
Tuttavia non mancano scariche di adrenalina inaspettate come in "The Bright Flash".
Cura che si mantiene (non era facile) ad alti livelli in entrambe le parti.
Ne sono un esempio del secondo CD, "Echoes Of Mine" e "My Tears Are Becoming A Sea".
I dischi filano via bene non risultando affatto pesanti e nonostante il filo conduttore non cambi mai, ogni brano risulta apprezzabile e originale. Un lavoro veramente ben amalgamato.
Il sogno è alla base di questo progetto: sound elettronico perfettamente fuso a cori, strumenti e sensazioni pop.
Certo, mi rendo conto si tratta di un prodotto particolare, forse non facile.
Probabilmente va ascoltato al momento giusto e nel posto giusto.
Ma alla fine il bello della musica, come del mondo, è quello di essere varia.
Un atmosfera futurista da mettere in sottofondo e addormentarsi, sognare.

lunedì 10 ottobre 2011

Bugo - Nuovi rimedi per la miopia

http://nuovirimediperlamiopia.com/

Si parte da qui, da una persona che lo ha sempre apprezzato.
Probabilmente perché ha ritrovato nel buon Bugatti qualcosa di proprio.
Sono i "Nuovi rimedi della miopia" quelli che ci propone Bugo col suo nuovo album.
Ottavo lavoro nel quale accade che la sua personale trasformazione continua e sorprende ancora una volta.
Passa il tempo e il Bugatti matura, cambia come cambiano gli scenari attorno a lui.
Ecco che si riscopre forse più vulnerabile, però molto più riflessivo e consapevole dei propri limiti ma anche dei propri successi.
Come raccontava durante lo show case alla Fnac, il suo obiettivo era quello di fare la propria musica e riuscire a vivere di questo.
Missione compiuta e non è certo poco.
Lo spirito che lui incarna è quello realmente alternativo. Lontano dal conformismo, dalle mode e dalle definizioni.
Certo una sorta di compromesso è stato fatto accettando la Universal (rispetto ai primi album autoprodotti), ma si tratta comunque di una condizione che a conti fatti, gli ha permesso di esprimersi realmente e a certi livelli.
Il lo-fi e il mood loser del primo Bugo qui vengono sostituiti dalla solidità di un progetto che mette in primo piano la musica e si reinventa.
In tutto questo la cosa bella è che l'attento ascoltatore ritrova sempre lui, il Bugatti, quello che si lanciava dal palco in improbabili concerti nei peggiori locali dello stivale.
Adesso tira fuori un disco "serio" ma come sempre a modo suo.
"Il sangue mi fa vento", "La salita", "Non ho tempo" giusto per citare qualcosa dei dieci brani che mantengono tutti quella lunghezza d'onda inconfondibile.
Da "Pane pene pan" e "La prima gratta" ne sono successe di cose.
Ritrovarlo ancora qui con così tante cose da dire, non può che farmi piacere.
Buon Bugo!


lunedì 26 settembre 2011

The Rapture - In the grace of your love

http://www.therapturemusic.com/home/

Eccolo, "In the grace of your love" un album rock-dance sincero, a tratti quasi inaspettato.
Dopo lo scoppiettante esordio di "Echoes" (era addirittura il 2003!) ne è passata di acqua sotto i ponti.
E sotto i ponti è scivolato anche lo sfortunato seguito "Pieces of the people we love".
Il produttore Philippe Zdar (Cassius) ci mette del suo e il risultato fa strizzare l'occhio.
L'album parte subito con convinzione ed entusiasmo travolgente in "Sail away" primo brano del disco.
E' un 4/4 quasi discotecaro che unisce i vari pezzi, tuttavia si mantiene sempre un certo senso del gusto.
Una verve rock solida e costante. "Come back to me" ha quel tocco folk che conquista e fa ballare.
"How deep is your love?" rappresenta forse la perfetta "copertina" dell'album.
Venature addirittura soul per la chiusura "It takes time to be a man".
La bravura dei Rapture sta tutta qui: avere stupito un pubblico, che da loro non si aspettava ormai niente.
In realtà il disco nella sua semplicità e assenza di pressioni, rappresenta un buon risultato.
Sonorità funk, elettroniche, soul che fanno ballare, sempre con un certo stile.
I Rapture non metteranno mai tutti d'accordo e qualcuno storcerà il naso.
Sono uno di quei gruppi che per molti non rappresentano un granché, ma per quanto mi riguarda sono disposto a dare loro più di una chance nel mio ipod.
A voi il giudizio.

lunedì 19 settembre 2011

Washed Out - Within and without

http://www.myspace.com/thebabeinthewoods

Atmosfere eteree, poche sicurezze, anzi nessuna.
Ma tanta voglia di stare bene, di apprezzare la semplicità di un mare piatto e una spiaggia deserta.
Girava già da un po' nell'ipod, infatti questo lavoro è uscito qualche mese fa: una ideale colonna sonora per i momenti di relax.
Atmosfere che ti spediscono lontano, in una grande onda interminabile, come nel caso di "Soft".
In "Amor fati" c'è il mattino in spiaggia con quella leggera brezzolina. Ma anche "Before" e "Far away" ti rispediscono lì, sotto l'ombrellone a prenderti il tuo tempo. "Whitin and without" ti porta di notte su un pontile, mentre da lontano sbrilluccicano le luci delle barche.
Un obiettivo sbiadito che fissa il mare durante un nostalgico tramonto.
Poche parole e un'infinità di emozioni, è questo che caratterizza l'album "Within and without".
Da ascoltare nel posto giusto, al momento giusto, con la persona giusta: con sé stessi.
Nel voler aggrapparsi ad un'estate che ormai è andata negli archivi, non resta che tuffarsi a capo fitto premendo il tasto PLAY.

martedì 13 settembre 2011

The Horrors - Skying

http://www.thehorrors.co.uk/

Terzo disco per gli Horrors anche se a dire il vero non mi ero mai avvicinato troppo ai precedenti lavori.
Spinto dalle ottime voci in circolazione alcuni mesi fa, ho deciso di buttarci un orecchio.
Ecco, non ne parlerei neppure, se non fossi rimasto assolutamente colpito dai loro brani.
Un disco sognante, etereo.
Un'elevata qualità sonora spinge verso atmosfere piene con una malinconia di sottofondo che li caratterizza e li distingue.
C'è ottimo gusto e conoscenza musicale da parte della band, che richiama con abilità sensazioni shoegaze e wave anni Ottanta.
E' un disco che ti prende lentamente ma un po' di più ad ogni ascolto, fino a quando riesci davvero ad apprezzarne le potenzialità.
Da segnalare il singolo "Still life" perfetta copertina per l'album (da mettere in loop durante un viaggio che duri almeno alcune ore), "Endless blue" dove si uniscono delicatezza e rock forsennato, "Changing in the rain" che apre le danze, mettendo subito in chiaro che il loro, è un sound mai banale.
Un lavoro omogeneo spinto dai sintetizzatori ma che dimostra diverse caratteristiche in ogni brano.
Senza la ricerca di qualcosa che debba funzionare a tutti i costi, ma per la propria strada, per le proprie sensazioni.
Così come la musica dovrebbe sempre essere.
Un volo rilassato, quasi distaccato dalla spesso triste concretezza della vita quotidiana: ben venga.
Non è mai troppo tardi per ascoltarsi un piccolo gioiello.
Consiglio a tutti di fare come me: aprite bene le orecchie e inserite il cd nello stereo.


giovedì 1 settembre 2011

Beirut - The Rip Tide

http://beirutband.com/

Ecco, l'ideale sarebbe creare un vuoto spazio temporale che consentisse alle vacanze di prolungarsi per tutto l'anno. Dimenticando il tedio settembrino che nemmeno quintalate di "fichi" riescono ad addolcire.
Prendi i Beirut col loro album e inseriscili nel lettore, ecco prendere vita un mix di folk delle più disparate zone del mondo.
Dopo i due precedenti intensi lavori eccoli sfornare un altro gioiellino di suoni e contaminazioni.
Non si trova una vera e propria evoluzione stilistica, ma probabilmente è proprio il suo bello.
Dai Beirut ci si aspetta questo, l'aspetto orchestrale e la varietà di suoni che per un momento ti estraniano dal mondo sempre più tecnologico e impersonale.
Strumenti musicali che forse le nuove generazioni non conosceranno mai.
Coralità strumentale e senso di nostalgia coinvolgono l'ascoltatore che comunque sembra uscirne rasserenato, forse anestetizzato dalle melodie e dalla voce evocativa di Zach Condon.
Un album della giusta lunghezza, con i suoi 9 brani tra i quali "Vagabond" e "The Peacock" spiccano sicuramente. Come anche lo sprizzo di elettronica presente in "Santa Fe", omaggio alla loro città natale.
Un lavoro maturo per un ascolto che richiede quella giusta predisposizione, forse di chi, qualche anno sulle spalle se lo è già caricato.
The Rip Tide, un vortice continuo di luoghi, esperienze, sensazioni, che si accumulano, si evolvono in un viaggio che sembra non avere fine. In fondo non è sbagliato pensare che "la vera meta non è il punto di arrivo ma il viaggio stesso".
Buon ascolto.


lunedì 4 luglio 2011

Battles - Gloss Drop

http://bttls.com/

Disordine apparente.
Questo è quello che emerge dal nuovo lavoro di questa band.
Dopo il successone del loro primo album ("Mirrored"), troviamo 13 tracce che racchiudono in sé una grande cura dei dettagli e un risultato finale di grande qualità.
Di nuovo c'è l'abbandono di Tyondai Braxton e dei suoi "particolari" interventi vocali.
Ma a sopperire a tale assenza ci sono un po' di ospiti che riescono nell'intento di conferire ai brani una buona profondità.
Per un risultato che, anche quando i toni si fanno più cupi, è certamente vitale e colorato.
L'origine altamente cerebrale della musica e la predisposizione estrema per la sperimentazione sono note identificative di questa band che infatti sorreggono l'intero album.
Tuttavia i ragazzi riescono a conferire alla loro musica una rinnovata leggerezza e anche un'energia che certamente finisce per coinvolgere l'ascoltatore.
Il caos creativo si contrappone alla maniacale accuratezza dei suoni ricercati.
Saltano subito all'orecchio il singolo "Ice cream" e "Inchworm" dalle percussioni incalzanti.
"Domenican fade" evoca momenti tribali ed è caratterizzata da un finale compulsivo di straordinaria intensità.
"Wall street" velocissimo brano sorprendente e su di giri.
Rispetto al primo lavoro, questo forse dimostra una maggiore fruibilità, un maggior raggio di utenza, anche se secondo me, rimane un album apprezzabile da un pubblico un minimo interessato.
Infatti va digerito un po' alla volta, perché la caratteristica principale dei Battles è proprio il non-genere.
Generi e stili musicali mischiati con sapiente conoscenza.
Tutto è la cosa giusta al momento giusto, ma con un pizzico di follia.
Concetti contrastanti ma se ci pensiamo bene, neppure così distanti.
La "spinta musicale" è notevole.
Ci si può innamorare perdutamente come buttare l'album in un cassetto.
Il rischio è alto ma vale la pena correrlo.

lunedì 20 giugno 2011

Black Lips - Arabia mountain

http://www.black-lips.com/

Arabia mountain, ecco servito il disco dell'estate.
Bastano giusto quelle 2-3 parole, poi è il caso di premere il pulsante PLAY.
Ok, sono di parte, ma non ci sono dubbi che i Black Lips abbiano fatto centro.
Cosa è successo?
Semplice, i ragazzi americani sono cresciuti, ma non hanno perso niente del loro stile.
Il flower-punk come amano definirlo.
Melodie semplici ed immediate, non fanno rimpiangere il sound low-fi dei vecchi lavori.
Sono i 60s il filo conduttore di un album dal suono vintage, ma attuale come non mai.
Strepitosi i singoli "Modern Art" e "Go out and get it", pezzi da mandare in loop nello stereo della macchina, con i finestrini giù.
Ci sono tutti: Beatles in "Bicentennial man", Clash in "Bone marrow" o anche i Ramones in "New direction".
Surf, garage, punk, tutto miscelato in un risultato pop, ok, ma alla Black Lips.
Un album divertente e imprevedibile, dai suoni talvolta psichedelici e "imbriachi".
Il video di "Get out and get it" ne è la perfetta sintesi.
Hanno scelto di mettere la testa a posto ma il rischio corso è stato ampiamente ripagato.
40 minuti che lasciano il segno: antidepressivo, provare per credere.
Fresh!

martedì 7 giugno 2011

Fleet Foxes - Helplessness Blues

http://fleetfoxes.com/home.php


Dopo il primo folgorante album omonimo del 2008, le aspettative dei fan possono considerarsi più che soddisfatte.
I ragazzi di Seattle hanno fatto tendenza, costituendo sicuramente una forte spinta al filone indie-folk in particolare modo negli Stati Uniti.
Questo "blues della vulnerabilità" rappresenta un lavoro cosciente che sembra staccarsi dal normale scorrere del tempo e assumere un aspetto ancora più etereo del primo lavoro.
Dodici canzoni piene di musica luminosa, dove le chitarre incantano e fanno riflettere.
In particolare la variegata presenza di strumenti fa vivere un tono epico; un album da ascoltare in due: noi e noi stessi.
E' proprio in brani scarni come "Sim sala bim" e "Blue spotted tail" che si percepisce l'essenza di questa band.
"Bedouin dress" e "Lorelai" dimostrano questo passaggio da un carattere solare, tipico nel primo album, a una percezione più "seria" e ricca di contaminazioni, pur sempre in assenza di indicazioni spazio-temporali.
Un flusso di circa cinquanta minuti incantati, da ascoltare tutto d'un fiato.
Solenni e assorti, ma anche delicati i Foxes evocano ancora un mondo ultraterreno, sembrano voler mantenere quella loro caratteristica riservatezza.
Quasi a non volersi "offrire" troppo al mercato musicale, rimanendo sempre schivi e ancorati al loro bosco magico.
Il fatto è che ormai si sono fatti conoscere e in molti si sono accorti della loro presenza.
L'incuranza di dove gira la musica e l'ambizione di portare avanti una propria ispirazione stilistica è proprio quello che rende speciale questo gruppo.
Un super-disco cotton fioc. Ripulisce e rigenera.
Bene: un paio di cuffie, un letto, una camera possibilmente senza soffitto e a farvi volare verso le stelle ci penseranno loro.
Certe volte si può urlare più forte, parlando sottovoce. Chiedetelo alle volpi.







giovedì 2 giugno 2011

Friendly Fires - Pala

http://www.wearefriendlyfires.com/


Rieccoci in Inghilterra.
Il secondo lavoro dei Friendly Fires suscitava curiosità e interesse almeno per me.
Certo, dal 2008, ne è passata di acqua sotto i ponti.
Ed era quasi scontato come fosse necessario smarcarsi da quella, ormai desueta, corrente elettro-pop.
Era stata infatti un'azzeccata miscela di funk, elettronica e indie-pop la mossa vincente del primo album.
Ingredienti che non scompaiono del tutto nel nuovo lavoro.
Questi ragazzi hanno però una dote che non è poi così scontata: il buon gusto.
Grazie a questo riescono a dare anche stavolta un'impronta per niente banale ai brani presenti nell'album.
Un lavoro malleabile, caratterizzato da sonorità perfette per questa estate ormai alle porte.
Ne è un esempio lampante la "Running away", come anche le più che apprezzabili "Hawaiian air" e "Show me the lights".
Atmosfere anni '80, sinth e sonorità da anni 2000 completano il panorama sonoro di quest'album che si lascia ascoltare volentieri.
Da serate danzereccie senza mai tralasciare il funk e il groove.
Niente di così innovativo, non c'è dubbio, ma sicuramente un buon cocktail musicale divertente e creativo.
Perfetto per essere gustato "adesso", magari lungo il bordo di una bella piscina.
"Adesso", perché in questi tempi "trita-tutto" resistere per diversi mesi è un'impresa quasi impossibile.
Due buoni album per questa band che non entrerà nell'olimpo della musica, ma che dimostra di saperci fare e soprattutto di sapere cosa fare.
Buon ascolto.



venerdì 27 maggio 2011

Okkervil River - I am very far

http://www.okkervilriver.com/

Il nuovo album della band texana non è di facile digestione.
Soprattutto per chi aveva imparato a conoscerli con i precedenti lavori: si abbandona infatti il folk rock semplice e diretto per un suono più articolato, complesso.
Tuttavia, con qualche ascolto extra può essere apprezzato più di quanto si possa credere.
Abituati alla formula "vincente", non è facile lanciarsi in qualcosa di diverso.
Va apprezzato però il coraggio di provare a reinventarsi; invece che cullarsi sugli allori e riproporre la solita minestrina riscaldata.
In alcuni brani ci sono riusciti, in altri un po' meno.
Rispetto ai precedenti sembrano affidarsi maggiormente all'intuito e all'emozione.
Si parte subito con il piede sull'acceleratore, "The valley", passando per "Rider" nella quale emerge a pieno la sonorità orchestrale. Caratteristica importante di questo album.
"Lay of the survivor" rievoca i "classici" Okkervil River in una tranquilla ballata acustica arricchita dalla voce profonda di Will Sheff.
"Wake and be fine" è forse il miglior brano: colpisce nel segno e riesce ad accomunare dolcezza e violenza nelle stesse note.
Degli Okkervil River un po' diversi ma che non mi sono dispiaciuti.
Perchè in fondo il mondo cambia ad un ritmo vertiginoso e cambiare è sinonimo di attenzione e predisposizione a quello che ci succede intorno.
E anche se delle volte preferiremmo ancorarci al passato (Si stava meglio quando si stava peggio!) dobbiamo arrenderci al fatto che il tempo corre e anche velocemente.
Diventa semplice pensare che "I am very far".

martedì 17 maggio 2011

Metronomy - The english riviera

http://www.metronomy.co.uk/

Pronti per la spiaggia?
Terzo lavoro per questi ragazzi in cui il marchio tipico non scompare mai, ma sembra evolversi in qualcosa di diverso, di nuovo.
Impegno e creatività emergono sin dal primo ascolto.
Siamo sempre nel "campo" dell'electro-pop ma gli orizzonti improvvisamente si fanno più ampi.
Il risultato, pur discostandosi dall'acclamato "Nights out" (secondo album), è molto più che soddisfacente.
E' un album fresco, che fa ballare, al suono dei gabbiani e dell'estate.
Si naviga tranquilli verso un sound pop che piace, sempre originale e ben fatto.
E' l'english riviera appunto, quella del soft-rock, delle chitarrine e del falsetto; coerenti dall'inizio alla fine.
Il singolo "The Look" entra nella testa di chi l'ascolta e la raffinata ed estiva "Everything goes my way" è per certi tratti sorprendente. Ma tutti gli 11 brani sono all'altezza delle aspettative.
Direi che hanno saputo cambiare e lo hanno fatto bene, togliendosi forse quell'etichetta da "sbarazzini", un mix di tastierine post-punk che però era una strada senza sfondo.
Le vie sono infinite, prendere quelle giuste non è facile, si rischia sempre di scomparire nel nulla; ma non nel loro caso.
Da infilare nell'ipod e cominciare a muovere i piedini, piano piano, ma col fiato sospeso.
Be quiet.


venerdì 6 maggio 2011

Tapes 'n tapes - Outside

http://www.tapesntapes.com/

Terzo lavoro della band di Minneapolis, autoprodotto.
I ragazzi hanno deciso di prendere in mano le redini del discorso e tornare un po' a quello che era lo spirito iniziale.
Un disco pulito, leggero e disincantato.
Rispetto ai precedenti lavori si trova una maggior cura nei dettagli e forse proprio questa caratteristica permette un risultato complessivo più efficace, più duraturo.
L'utilizzo di tastiere e fiati si inserisce perfettamente nella parte ritmica "originale" punto saliente dei brani passati.
Pochi trucchi, solo potenza rock e verve compositiva che si intrufolano dentro l'ascoltatore. Ogni brano è una storia a sè ed è ammirevole come riescano a saltare da un genere all'altro con naturalezza e in maniera convincente.
In "One in the world" e "People you know" ritroviamo ritornelli accattivanti per poi arrivare ad una più languida "Hidee Ho" fino al tiratissimo singolo "Freak out".
Non sarà un capolavoro, ma di sicuro sono 12 canzoni rock che fanno bene alle orecchie.
Tutto sommato, non è cosa così banale scrivere un "semplice" disco di belle canzoni da ascoltare senza troppo impegno.

lunedì 2 maggio 2011

The Dodos - No Color

http://www.dodosmusic.net/

E' uscito il nuovo album dei The Dodos, il quarto per questi ragazzi californiani.
Si torna ad un sound più vicino al precedente album "Visiter" e questo non può che essere positivo (almeno per me).
L'energia del duo Meric Long e Logan Kroeber riesce ad amalgamare folk, rock e psichedelia.
Sono nove tracce molto roots; infatti si rievocano classici rock, ma il tutto è elaborato in chiave pop senza rinunciare al loro tipico marchio di fabbrica sperimentale.
"No color", un mondo in bianco e nero, poca positività ma molto romanticismo.
Ogni singola traccia merita di essere ascoltata con attenzione in un flusso rapido ma che lascia il segno.
Un lavoro ben fatto che oltre a presentare brani egregiamente eseguiti, riesce a coinvolgere.
E' primavera e questo mix di sonorità solari e miti nevrosi sembra la perfetta colonna sonora.
Spensieratezza colma di malinconia dolcissima.

Poche parole, ascoltate.


mercoledì 20 aprile 2011

Surfer Blood - Astro Coast

http://www.myspace.com/surferblood

Album del 2009 ma conosciuto soltanto recentemente. Ringrazio anzi chi me lo ha consigliato.
I Surfer Blood sono un mix ben riuscito di molte tendenze musicali che va a ripescare a due mani negli anni 90.
Colpisce la loro spontaneità abbinata ad un interessante bagaglio musicale.
Siamo sempre in ambito low-fi caratterizzato da rock volutamente sporco con alcune incursioni in stile "caraibico" senza tralasciare una forte propensione pop.
Non saranno la band più innovativa degli ultimi anni, ma è certo che ci sanno fare con la melodia e con le chitarre sempre molto in evidenza.
Pur offrendo brani dissimili tra loro, il risultato offre uno sguardo omogeneo, naturale.
"Swim" è un brano sorretto da grandi schitarrate, molto in stile Weezer, una cavalcata aggressiva e vincente. Non manca il pezzo Vampire Weekendiano "Take it easy".
Altro pezzo interessante è "Twin Peaks" che mescola elementi classici del rock a ritmi più "esotici".
Ecco che alla fine risulta un prodotto fresco e divertente. Un'esplosione adolescenziale dove c'è un po' di tutto, dal punk alla quiete malinconica.
Da primavera, da atmosfere marine e sapore retrò.
Un disco senza troppe pretese ma piazzatelo lì mentre girovagate in bici senza meta e saprà farvi un'ottima compagnia.
Nel mio cassetto dei dischi cotton-fioc.

lunedì 18 aprile 2011

Dr. Dog - Shame, shame

http://www.drdogmusic.com/

I Dr. Dog sono un gruppo "collaudato" (dal 1999). Ma quest'album uscito un anno fa (Aprile 2010) segna per loro una sorta di nuovo esordio.
Resta l'impronta low-fi degli album passati ma allo stesso tempo c'è una cura maggiore del suono che risulta più pop e gli permette di uscire maggiormente allo scoperto.
Come sempre accade in questi casi, ci sarà chi storcerà il naso per un prodotto che risulta forse più commerciale rispetto al passato. Ma secondo me sono riusciti a coniugare una nuova freschezza musicale con una ricercatezza e una cura che li distingue rispetto a molti altri.
Le tracce pur mantenendo una sensazione piuttosto solare non nascondono una vena compositiva veramente di spessore.
Il groove e anche il black (perchè no) non stentano a farsi vivi, in particolare nei brani "Where'd all the time go?" e "Unbearable why".
Filo conduttore dell'album è una ritmica essenziale con una batteria molto beat e un basso semplice, essenziale; il tutto condito dal loro tipico spirito romantico.
Da segnalare, la spensieratezza che ritroviamo in "Later" e la ballata "Shame, shame" che oltre a dare il titolo all'album, identifica un po' il marchio di fabbrica dei Dottor Cane.
Infine, forse, la mia preferita "Jackie wants a black eye". Quel gusto primaverile che si abbina agli alti e bassi della vita. Alla sconsolatezza che con "un paio di bevute" può trasformarsi in un nuovo inizio.
Rappresentano sicuramente una parte interessante del panorama indipendente americano e un album che fila via dritto ma senza passare inosservato.
Messo lì nell'i-pod in questa primavera che un po' va e un po' viene non può far altro che darti una marcia in più.
Consigliati.

venerdì 15 aprile 2011

Ex-Otago - Mezze stagioni

http://www.ex-otago.it/

Sono chiaramente di parte, in quanto anche produttore dell'album.
Mezze Stagioni non poteva essere titolo più azzeccato per questo secondo album degli Otaghi.
Rispetto al primo si apprezza il salto di qualità del suono e delle musiche, dovuto sicuramente anche alla produzione affidata a Davide Bertolini (Kings Of Convenience). Chi ha ascoltato il primo (Tanti Saluti) già conosce il mood di questi ragazzi, ma in Mezze Stagioni trova un sound sicuramente più ricco.
Tuttavia mantiene quello che è lo spirito Otago. Perchè più che di musica si parla di una corrente di pensiero, un modo di vedere il mondo. Un mondo easy ed effervescente, ma per questo non malinconico.
Semplicità e divertimento sono l'ingrediente utilizzato per descrivere la realtà di oggi giorno. Per chi come loro è intorno ai 30 anni, si ritrova ad evocare tutti quei cliché che hanno formato la propria cultura e li rigetta in una realtà che si dimostra essere spesso molto distante.
Ritornelli che entrano dritti nella testa e capacità di rappresentare certe situazioni in maniera semplice ma molto profonda.
In particolare: "Una vita col riporto", storia di una persona che non si arrende al presente e si prepara alla  vecchiaia, brano, che si pone in contrapposizione a "Marco corre" elogio di un atleta (veramente esistente) che non si arrende alla vecchiaia, "Figli degli hamburger" descrizione ironica e tagliente di una generazione con valori poco condivisibili ("se ti fai poche domande, avrai tutte le risposte"), "Costa Rica", canto malinconico di chi è stato costretto ad andarsene dalla propria città, e per finire "Gli Ex-Otago e la Jaguar gialla" inno dei trentenni di oggi.
I loro show sghangherati e divertenti rendono partecipe il pubblico che si trova immerso nell'otago pensiero. Temi diversi presi dalla vita reale, vita vissuta, con un comune denominatore.
Un disco pop che mi piace, va oltre il primo ascolto superficiale e riporta uno stile originale e qualcosa di nuovo nella scena italiana.
Bella storia.




mercoledì 13 aprile 2011

The Vaccines - What did you expect from the Vaccines?

http://www.thevaccines.co.uk/gb/home/

A differenza di molti non ero a conoscenza del clamore e dell'attesa suscitati da questa nuova band.
Loro stessi si chiedono quali siano tali attese. Il quartetto londinese di nuova formazione ha imperversato nelle radio con il singolo Wreckin' Bar (Ra Ra Ra), una sorta di sigla iniziale, una breve cavalcata che richiama gli albori del post-punk.
Proseguendo nella playlist troviamo anche un sound new wave più malinconico (Wetsuit e Blow it up).
Non mancano neppure "richiami" all'indie rock classico, vedi Strokes, nel brano If you wanna che si sviluppa fino ad arrivare ad un sound più garage punk in Wolfpack.
Il sound complessivo sembra ben amalgamato e soprattutto nella parte iniziale coinvolge molto l'ascoltatore.
Semplicità è la parola chiave ed è pure il punto di forza di questa band che arriva dritta al punto.
Scegli una strada e percorrila fino in fondo.
Probabilmente oggi come oggi non ci si può aspettare di più.